Nulla accade per caso. La storia della musica è piena di fortunate coincidenze e luoghi magici. Uno di questi è Montreux, la cittadina svizzera affacciata sul lago di Ginevra conosciuta in tutto il mondo per il suo festival Jazz e per i famosi studi di registrazione, i mitici Mountain Studios; nati nel 1976 sulle ceneri dell’incendio che distrusse il Casinò durante un concerto di Frank Zappa (evento che ispirò uno dei più celebri pezzi della storia del Rock: “Smoke on the Water” dei Deep Purple).
I Mountain Studios erano all’avanguardia e richiamarono artisti come David Bowie, Rolling Stones, Led Zeppelin, AC/DC, Michael Jackson e i Queen, che vi approdarono per la prima volta nel 1978. A Montreux oggi svetta anche una statua dedicata a Freddie Mercury che si innamorò così tanto di quel luogo da affermare: “Se cerchi la pace dell’anima vieni a Montreux” e comprarsi una casa dove trascorse la maggior parte degli ultimi anni della sua vita.
La storia di “Under Pressure” inizia qui, ai Mountain Studios nel 1981, mentre i Queen stavano realizzando il loro decimo album “Hot Space” che uscì l’anno successivo. Poco distante da lì, a Blonay, aveva comprato casa anche David Bowie che raggiunse i Queen in studio per lavorare su un pezzo che doveva titolarsi “Feel Like”. Poi il Duca Bianco incise i cori per “Cool Cat” che però venne pubblicata nel disco senza le parti di Bowie: a fine registrazioni non fu soddisfatto del risultato e chiese che venissero cancellate.
Così Queen e Bowie si misero a lavorare su qualcosa di nuovo, partendo proprio dall’incompiuta “Feel Like” che poco alla volta si trasformò in “Under Pressure”. Una jam session in cui quasi per caso nacque un capolavoro e uno dei giri di basso più famosi della storia del Rock che rischiò di essere dimenticato. Dopo aver provato per ore i musicisti si presero una pausa e andarono a pranzo in un locale del posto, il Local Vaux, tra cibo e buon vino. Quando tornarono in studio John Deacon, il bassista del Queen, non si ricordava più che note avesse composto prima e fu proprio David Bowie a indicargliele sulla tastiera del basso.
“Under Pressure” prese pian piano forma. Inizialmente doveva intitolarsi “People on Streets” e fu ancora Bowie a suggerire ai Queen di cambiare la tematica e trasformarla in una canzone che descrivesse la società del tempo: la pressione a cui si riferisce è quella esercitata della società sull’uomo.
Era insolito per noi cedere il controllo, ma in realtà David stava avendo un momento di genio. Il resto è storia.
Brian May, intervista per il Mirror
“Under Pressure” diventerà uno dei grandi successi dei Queen e uno dei duetti più riusciti di sempre. Durante i concerti la band di Freddie Mercury lo inseriva regolarmente in scaletta, mentre David Bowie non la cantò mai. La prima volta fu al “Freddie Mercury Tribute Concert” nel 1992 insieme ad Annie Lennox in una ormai storica performance.
La storia di “Under Pressure” non finisce qui e ha una ripresa bizzarra alcuni anni più tardi. Siamo nel luglio 1990, il rapper statunitense Vanilla Ice pubblica il singolo “Ice Ice Baby”, un grandissimo successo che lo fa diventare il primo artista Hip Hop bianco a raggiungere la vetta delle classifiche.
Non serve essere critici esperti per accorgersi fin dalle prime note che Vanilla Ice per la base strumentale del brano ha campionato il famosissimo giro di basso di “Under Pressure”. Ma c’è un problema: non inserì nei crediti del brano gli autori, Queen e David Bowie. Questo scatenò un’accusa di plagio a cui il rapper tentò di difendersi dando alle volte risposte “fantasiose” come il fatto che la melodia fosse diversa perché ci aveva aggiunto il beat oppure che in realtà si trattasse di uno scherzo in buona fede.
L’accusa di plagio non arrivò in tribunale, ci fu un patteggiamento e i Queen con David Bowie furono aggiunti tra gli autori del brano. Una vicenda che fece riflettere molto sul problema dei diritti d’autore: si poteva arrivare anche a casi come questo in cui un artista (Vanilla Ice) pubblica un brano utilizzando una musica già esistente e famosa (“Under Pressure”) senza prima chiederne il consenso, ottenendo un successo strepitoso. Gli autori hanno potuto solo chiedere la loro quota dei diritti, ma non “eliminare” il brano o rifiutare di esserci. Ormai era troppo tardi. Piaccia o non piaccia “Ice Ice Baby” c’è.