Maracaibo, mare forza nove, fuggire sì ma dove? za’ za’
Alzi la mano chi non l’ha letta canticchiandola e ripensando ai trenini alle feste, il capodanno o un party in spiaggia. “Maracaibo” è un evergreen, un riempipista, una di quelle canzoni che fa subito festa ed è impossibile non ballare. Un classico degli anni ’80 (compie quarant’anni nel 2021) che ci ricorda l’Italia dei film di Vanzina e quel mitico “Vacanze di Natale” del 1983 con Jerry Calà che la suona al piano bar e Christian De Sica che tiene il tempo con le maracas.
“Maracaibo” nell’immaginario collettivo è cristallizzata in quell’atmosfera nostalgica e spensierata che l’ha resa un’icona: un ritmo trascinante e un testo un po’ strano che cantiamo forse senza pensarci troppo. Anche se “Maracaibo” in realtà così spensierata non è: racconta l’amore drammatico e avventuroso tra una trafficante d’armi e Fidel Castro, una storia piena di eccessi e traversie con tanto di una rocambolesca fuga in mare.
“Maracaibo” non è una canzone di Jerry Calà, anche se l’ha resa un suo cavallo di battaglia nelle feste alla Capannina di Forte dei Marmi; neanche di Raffella Carrà che, dopo aver inscenato un balletto sulle note del pezzo durante una trasmissione televisiva, è stata ritenuta per diverso tempo dal pubblico l’autrice del brano. “Maracaibo” è un successo di Luisa (Lu) Colombo, scritto insieme a Davide Riondino con ospiti di eccezione: la registrazione fu curata dal fonico di Spielberg (quello degli effetti speciali di “E.T.”) e la chitarra è suonata da Steve Hopkins, il produttore dei Bee Gees.
Vivevo in un contesto creativo, in quel periodo, contornata da un gruppo di amici – musicisti, intellettuali, scrittori, pubblicitari – da cui uscivano idee interessanti, e a getto continuo, utili anche, alcune, per questo pezzo (…) Deve esserci stata una congiuntura astrale, quel giorno, un magma di stelle che per caso s’incrociavano: c’è qualcosa di magico, l’ho sempre creduto, in quella canzone.
Lu Colombo, intervista per Vanity Fair
Lu Colombo racconta che musica e parole sono state create insieme, ispirate da una storia sulla burrascosa vita di un’amante, vera o presunta, di Fidel Castro. La scelta di Maracaibo, città del Venezuela (che si pronuncia correttamente con l’accento sulla “à” nel dittongo) è casuale: un nome esotico, evocativo, di evasione. La melodia latina è venuta da sé, dalla passione di Lu Colombo per le sonorità cubane e brasiliane dal ritmo ballabile, una Dance Latina che spopolava in quegli anni.
La storia che racconta è un’avventura da film.
La protagonista è Zazà (sì, il “za za” del testo non è un’onomatopea che sottolinea il ritmo e il momento in cui scuotere il bacino!) una spogliarellista cubana che si esibisce in un locale, chiamato Barracuda. Questo lavoro in realtà è una copertura: Zazà è una trafficante d’armi e amante di Fidel Castro, che nel testo è diventato Miguel su richiesta dei discografici per non incappare nella censura.
Miguel è spesso lontano, “era in Cordigliera da mattina a sera” e Zazà si consola tra le braccia di Pedro, ma vengono scoperti da Miguel che accecato dalla gelosia “quattro colpi di pistola le sparò”. A Zazà non resta che fuggire, scappa per mare ma viene travolta da una tempesta (“mare forza nove”) che distrugge la nave (“l’albero spezzato”) e come se non bastasse viene morsa da un pescecane (“una pinna nera, nella notte scura (…) una zanna bianca come la luna”). Ma Zazà è una donna intraprendente, disposta a tutto per ottenere quello che vuole e si salverà. La ritroviamo maitresse di una “casa di piacere per stranieri”, dedita agli eccessi con alcolici e stupefacenti (“rum e cocaina”), ingrassata fino a 130 chili. Una “splendida regina” che porta sulla pelle il segno del morso del pescecane, simbolo della sua vita avventurosa.
“Maracaibo” fu un clamoroso successo che però ha fatto a pezzi Lu Colombo che viene ricordata solamente per questa canzone, anche se negli anni ha scritto molta altra musica. Un successo di cui non ha raccolto i frutti:
Sentivo “Maracaibo” dappertutto, ma non mi arrivava una lira.
Un articolo del Corriere della Sera racconta che i diritti del brano erano rimasti alla casa discografica, tanto che Lu Colombo per qualche tempo lasciò la musica per fare la restauratrice. Essere associata solo a quel brano ancora oggi non è facile per lei: «Tutti mi chiedono di “Maracaibo”, ma per me non è una storia felice. Io ero una ragazza tormentata, la canzone ha rappresentato più seccature che soddisfazioni» .