Siamo nella California anni ’60, gli anni in cui nacque un sottogenere del Rock ispirato alla moda che spopolava tra i ragazzi di allora, il surf. La Surf Music a differenza del Rock ‘n’ Roll, non aveva finalità politiche o di protesta sociale, era una musica divertente per gli adolescenti spensierati, sportivi, che amavano il sole e le spiagge della California.
Il 1963 è l’anno del grande successo mondiale dei Beach Boys che con la loro “Surfin’ U.S.A.” balzarono in vetta alle classifiche risultando alla fine dell’anno il singolo più venduto negli Stati Uniti.
Il testo fu scritto dal cantante Brian Wilson, parla ovviamente di estate, spiagge e cita i luoghi più belli dove fare surf, suggeriti dal fratello della sua ragazza; pare infatti che i Beach Boys in realtà non fossero dei surfisti, tranne il batterista Dennis Wilson. Il risultato è un vero inno alle coste del Pacifico: Del Mar, Ventura County, Santa Cruz, posti fantastici che ogni surfista ancora oggi vorrebbe visitare, e ancora Waimea Bay (Hawaii) e Narabeen (Australia).
Stavo canticchiando “Sweet Little Sixsteen” e mi piaceva un sacco. Così ho pensato di provare a mettere un testo Surf su quella melodia. L’idea era più o meno “Loro fanno questo in questa città e quest’altro in un’altra” come un twist di Chubby Checker, “Twistin U.S.A.”. Così ho pensato di chiamarla “Surfin’ U.S.A.”. Al tempo stavo uscendo con una ragazza che si chiamava Judy Bowles e suo fratello, Jimmy, era un surfista che conosceva a menadito tutti i posti dove si praticava il surf. Così gli ho detto: “Voglio fare una canzone citando tutti i posti dove fare surf” e lui mi fece una lista!
Brian Wilson (tratto dal libro “Becoming the Beach Boys, 1961-1963” di James B. Murphy)
La scanzonata e divertente “Surfin’ U.S.A.” è stata al centro di un grosso scandalo: Brian Wilson ha davvero preso molta “ispirazione” dalla canzone “Sweet Little Sixsteen” (1958) di Chuck Berry, il padre del Rock ‘n’ Roll (vi dico solo: “Johnny B. Goode” del 1959), che sfociò in una clamorosa disputa legale.
Brian Wilson dei Beach Boys cercò di difendersi dicendo che il suo voleva essere un tributo a Chuck Berry e non un plagio, peccando però di superficialità non chiedendogli il permesso di rielaborare la sua canzone. Il manager dei Beach Boys e il padre di Brian Wilson accettarono di cedere i diritti di distribuzione ad Arc Music, cioè a Chuck Berry. Il nome del chitarrista poi apparirà nella lista degli autori a partire dal 1966.
L’incidente di “Surfin U.S.A.” è ricordato come il primo grande caso di plagio della storia del Rock, ora giudicate voi:
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