La musica è sempre stata un laboratorio affascinante nel quale personalità diverse, talvolta addirittura opposte, si incontrano e scontrano, a volte generando disastri e a volte dando vita a capolavori senza tempo. Non c’è una regola, è necessaria un’alchimia speciale, un insieme di coincidenze date da fattori diversi, sfuggenti e misteriosi.
Questa storia comincia con Jim Steinman, un giovane compositore e pianista, un personaggio particolare con uno stile e una personalità fuori dagli schemi. Dopo aver realizzato alcuni musical, a metà degli anni ’70 è impegnato nell’ideazione e composizione della sua nuova opera dal titolo “Neverland”, un musical incentrato su una sorta di versione fantascientifica e futuristica di Peter Pan. Sono state composte solo alcune bozze quando entra in scena il secondo tassello del mosaico, impersonato dalla classe, dal carisma, dalla teatralità di Marvin Lee Aday, in arte Meat Loaf, cantante e attore con all’attivo ruoli in alcuni musical.
Le interpretazioni di Meat Loaf fanno scattare una molla a Steinman, che stravolge l’intero progetto abbandonando le intenzioni originarie in favore della realizzazione di un vero e proprio Rock album, dal titolo “Bat out of Hell”. Nonostante la qualità dei brani, i due passeranno un lungo ed estenuante periodo alla ricerca di una casa discografica che accettasse di produrlo, e, solo tramite un sotterfugio, riuscirono a convincere il terzo elemento del team, il chitarrista Todd Roundgren, a produrre il disco.
L’album uscì nell’ottobre del 1977. Non fu un successo immediato. Le sonorità epiche e barocche del disco richiesero del tempo per essere assimilate dall’ascoltatore Pop e Rock a stelle e strisce. La popolarità dell’album è rimasta inalterata nel corso del tempo, divenendo un classico e, secondo alcune fonti, uno dei dieci album più venduti nella storia della musica con oltre 40 milioni di copie vendute.
Una sorta di Opera Rock, un genere in voga all’epoca, come nel caso di “Jesus Christ Superstar”, “Tommy” degli Who, o il musical “Hair” (nella quale aveva recitato lo stesso Meat Loaf a fine anni ’60 nella produzione di Los Angeles).
Il brano più rappresentativo, simbolo dell’album e autentico apice della produzione di Meat Loaf è la lunga titletrack (“Bat out of Hell”) posta in apertura del disco, una storia epica che traspone la figura del cavaliere errante della letteratura cavalleresca medievale in un motociclista metallaro che sfreccia nella notte in sella al suo destriero, la sua “silver-black phantom bike”.
L’overture iniziale ci catapulta nel pieno dell’azione: la corsa fiammante di una motocicletta che sfreccia nelle highways americane tra pattern di piano indiavolati e potenti stacchi ritmici, sfocia in un melodico splendido solo di chitarra di Todd Rundgren per poi spegnersi un attimo di respiro. L’eroe contempla la valle innanzi a lui. Con un sottofondo di piano la teatrale voce di Meat Loaf porta in scena figure misteriose e una sensazione di pericolo imminente:
“The sirens are screaming, and the fires are howling
Way down in the valley tonight
There’s a man in the shadows with a gun in his eye
And a blade shining oh so bright
There’s evil in the air and there’s thunder in the sky,
And a killer’s on the bloodshot streets”
La penna di Jim Steinman disegna figure tipiche dell’immaginario americano tutto film d’azione, fumetti e popcorn. Il mito dell’eroe che da cavaliere medievale alla ricerca del Graal diventa il ribelle della società e, in sella alla sua moto, respinge un mondo fatto di convenzioni e facciate. Il fulcro centrale rimane lei, la ragazza amata, in grado di portare la luce laddove vi era solo oscurità:
“Oh, baby you’re the only thing in this whole world
That’s pure and good and right
And wherever you are and wherever you go
There’s always gonna be some light”
A ribadire il passaggio dalle oscure minacce al luminoso pensiero dell’amata, un coro di voci femminili dona sacralità e solennità al crescendo musicale, segno che ogni passaggio musicale è strettamente collegato allo svolgersi dell’azione. Con uno stacco elettrico il tormento del protagonista trasforma le figure minacciose della notte in demoni interiori, una sensazione di vuoto… dove “nothing really rocks, and nothing really rolls“. Un vuoto che solo lei che rappresenta ogni luce e purezza può scacciare, ma solo la notte.
La libertà anelata dal protagonista è anche libertà dalle catene di un amore ordinario e quotidiano. Steinman, amante del buio e della notte tanto che pare che componesse soltanto nelle ore notturne, ribadisce l’importanza che al sorgere del sole ognuno prenderà la propria strada. Esattamente “like a bat out of hell I’ll be gone when the morning comes“, il protagonista vive la notte quasi come un antico vampiro imprigionato in un mondo moderno, ritirandosi dalla luce del giorno, ma pronto a tornare al calare del sole:
“But when the day is done
And the sun goes down
And the moonlight’s shining through
Then like a sinner before the gates of Heaven
I’ll come crawling on back to you”
Sembra la conclusione del brano, ma il rombo di un motore squarcia come un tuono il silenzio della strada. La chitarra di Rundgren imita alla perfezione il ruggito della moto per poi lanciarsi un solo urlato e melodico mentre un piano indiavolato arricchisce lo sfondo con i suoi barocchismi.
Torna il protagonista, in sella al suo destriero che, come un fulmine, sfreccia in strada. I pensieri volgono sempre a lei, e questa distrazione gli sarà fatale.
“And no one’s gonna stop me now, I’m gonna make my escape
But I can’t stop thinking of you,
And I never see the sudden curve until it’s way too late”
Ancora una volta Steinman dirige la musica come fosse un film: ogni sezione strumentale corrisponde a quello che succede nella storia in un trionfo epico e wagneriano. L’esplosione di chitarra e batteria imita lo schianto della moto.
“And the last thing I see is my heart
Still beating still beating
Breaking out of my body
and flying away
Like a bat out of hell”
Il basso imita il pulsare del cuore del protagonista, ormai pronto a volare “like a bat out of hell I’ll be gone when the morning come“. La musica è prepotente fino al gran finale con l’ennesimo urlo di Meatloaf: “Like a bat out of hell“.
Un brano epico, eroico, travestito da teen movie nel quale ogni frammento contribuisce ad arricchire il quadro generale ascolto dopo ascolto. Ogni volta c’è un nuovo dettaglio, un nuovo colore che emerge dalle strade infuocate di quell’America arida e polverosa. E non rimane altro da fare che schiacciare ancora una volta il tasto play per vedere sbucare dalle fiamme il nostro cavaliere in sella alla sua Harley diretto a tutto gas “like a bat out of hell” da lei “the only thing in this whole world that’s pure and good and right“.
6 Comments
sergio cavaliere
18 Febbraio 2022 at 11:20la Sua spiegazione del brano è stupenda …complimenti …mi piacerebbe molto che il musical fosse portato in Italia …
per poterlo vedere …anche senza traduzione …anzi sarebbe meglio senza traduzione in italiano ….
complimenti ancora a buona vita
sergio
Angela Forin
18 Febbraio 2022 at 11:23Sarebbe bello sì che arrivasse anche qui. Grazie mille Sergio!
Federico Zeta
22 Maggio 2022 at 19:45Da adolescente mi sono sgolato cantando e cercando di interpretare le parole di questo brano. Bello rileggere qui. Brava.
Angela Forin
23 Maggio 2022 at 07:59Ciao Federico! Grazie mille per il commento e per aver condiviso questo ricordo, non smettere di cantarla 😉
Cristian De Stefani
1 Giugno 2022 at 14:53Voglio il Musical in Italia!!!
Canzone stupenda, nella mia testa parte sempre in automatico ogni volta che salgo sulla mia Harley!
Complimenti per la recensione, fa bene ogni tanto parlare di queste vecchie glorie.
Angela Forin
2 Giugno 2022 at 09:56Grande Cristian!!! 🤘🔥