La musica è un potente mezzo di comunicazione e, forse, la più potente forma di espressione capace di superare la parola. Di questo ho parlato in precedenti articoli (come Musica, comunicazione e lingugaggio e La musica non è un linguaggio universale), ma cosa succede se questo speciale “potere” della musica viene fuso con un’altra arte come, ad esempio, quella cinematografica? Si può creare un’esplosione di emozioni che hanno una grandissima capacità di imprimersi nella memoria.
La musica nel cinema ha sempre svolto un ruolo fondamentale affiancando le immagini: non è quasi mai solo un commento musicale, ma è un vero e proprio valore aggiunto alla scena. L’uso di una particolare musica abbinata ad un’immagine racconta più di quello che l’occhio ci suggerisce. Può essere di rinforzo alle emozioni, di contrasto a ciò che accade sullo schermo o presagio di ciò che sta per avvenire, con un sorprendente effetto di potenziamento delle suggestioni trasmesse dalla pellicola.
I film, la televisione e i media audiovisivi in generale non si rivolgono solo all’occhio, ma suscitano nello spettatore una specifica disposizione percettiva che si chiama audiovisione.
Una combinazione che si influenza l’una con l’altra:
– non si “vede” la stessa cosa quando si sente
– non si “sente” la stessa cosa quando si vede
La storia della musica da film è parallela a quella del cinema, si è sviluppata ed evoluta seguendo le tendenze culturali e musicali ed ancora oggi continua ad essere parte integrante e fondamentale della produzione cinematografica. A partire dalle sue origini, dall’epoca del cinema “muto” che iniziò il 6 gennaio 1896 con la celebre proiezione del cortometraggio “L’Arrivée d’un train en gare de La Ciotat” dei fratelli Lumière:
La musica interviene sul visivo rafforzandolo, accompagnandolo, commentandolo e a volte contraddicendolo e svelandone così degli aspetti più profondi. A questo riguardo molto ne ha scritto Michel Chion, il teorico che più di ogni altro ha studiato le funzioni del suono nel cinema, ed è proprio lui a parlare di “valore aggiunto”: “Valore espressivo ed informativo di cui un suono arricchisce un’immagine data, sino a far credere, nell’impressione immediata che se ne ha o nel ricordo che si conserva, che questa informazione o espressione, si liberi naturalmente da ciò che si vede e sia già contenuta nella sola immagine“.
Su queste tematiche ho strutturato un corso in 4 video-lezioni che offrirà una panoramica sull’importanza della musica in cinematografia e l’uso sapiente che alcuni registi ne hanno saputo fare. Se volete saperne di più cliccate qui.
Per un approfondimento:
Michel Chion “L’audiovisione. Suono e immagine nel cinema”, Torino, Lindau, 1997.
Roberto Calabretto “Lo schermo sonoro. La musica per film”, Venezia, Marsilio, 2010.
No Comments