Browsing Category

disCover

disCover

Come trasformare un dolce sogno in un incubo

marilyn manson smells like children cover album


È la settimana di Halloween, il momento dell’anno in cui l’horror è protagonista e tutto sembra assumere tinte oscure. Può succedere anche alla musica di cambiare d’abito per l’occasione? Un esempio è il caso della famosa cover del brano “Sweet Dreams (Are Made of This)” degli Eurythmics realizzata da Marilyn Manson, una versione da incubo il cui videoclip tra l’altro è stato definito il più spaventoso di sempre.

“Sweet dreams are made of this, who am I to disagree?” è l’incipit di una delle canzoni più cantante di sempre. Il successo del duo musicale Eurythmics, composto da Dave Stewart ed Annie Lennox. Era il 1983, il brano divenne subito una hit mondiale e fu il momento più alto della loro carriera. Un sogno agrodolce che nasce da una storia travagliata.

Eurythmics – “Sweet Dreams (Are Made of This)”


Annie Lennox e Dave Stewart hanno recentemente raccontato la genesi del brano in una lunga intervista al The Guardian. La Lennox spiega come l’abbiano composta in un momento molto buio della loro storia, erano indebitati e sul punto di sciogliersi: «Mi sentivo come se fossimo in un sogno e che qualunque cosa stessimo inseguendo non sarebbe mai successa».

Il brano racconta lo stato d’animo di quei momenti, senza speranza. Con una svolta positiva – data da Stewart in fase di composizione – nella sezione centrale “Hold your head up, moving on” : un incitamento ad essere forti ed andare avanti, sempre e comunque. Come forte è stata l’immagine voluta dalla Lennox nel video di lancio, un look iconico che la vede in abiti da uomo e con un cortissimo taglio di capelli: «Stavo cercando di essere l’opposto del cliché della cantante. Volevo essere forte come un uomo».

C’è molta storia e molto vissuto tra le note e le parole di questa canzone, spesso travisata. Secondo un sondaggio pubblicato dalla BBC è la canzone più fraintesa del British Pop: quasi un terzo delle 1.350 persone intervistate credeva che Annie Lennox cantasse “Sweet dreams are made of CHEESE”! Si può arrivare ad un assurdo sogno fatto di “formaggio” come ad un lato più cupo che è stato spesso travisato e mal interpretato:

A causa del verso “Some of them want to use you / some of them want to be abused” (Alcuni vogliono usarti / alcuni vogliono essere maltrattati) la gente pensa che il brano tratti di sesso o sadomasochismo e non è affatto così.

Annie Lennox

Proprio su questo equivoco gioca tutta la reinterpretazione di Marilyn Manson nella celebre cover del 1995. La sua “Sweet Dreams” è l’incubo gotico del “demonio” che ha scandalizzato l’opinione pubblica degli anni Novanta. Un personaggio emblematico o un buffone? Anticristo o superstar? Innegabile che la massima “bene o male purché se ne parli” con lui abbia funzionato benissimo.

“Sweet Dreams” di Manson è l’unico singolo dell’album “Smells Like Children”, un disco disturbante, ipnotico, ossessivo, inquietante. E così è diventata la canzone degli Eurythmics le cui sonorità sono rese nettamente più cupe da un arrangiamento dark/metal, chitarre distorte e un cantato che sfocia in ruggiti disumani. Anche il ritmo è stato molto rallentato e il testo in parte modificato. Il verso “I want to use you and abuse you / I want to know what’s inside you” (Voglio usarti e abusare di te / Voglio sapere cosa c’è dentro di te) non è presente nell’originale degli Eurythmics, e c’è chi l’ha descritto come la dichiarazione d’amore più spaventosa della storia del rock.

Marilyn Manson – “Sweet Dreams (Are Made of This)”


Tutta l’interpretazione data da Manson gioca nel portare all’estremo quel sadomasochismo che però non è presente nelle intenzioni di Lennox e Stewart. Un sogno che diventa un vero incubo anche nel famoso videoclip dove Marilyn Manson si contorce come un demone, sembra quasi un animale, anzi cavalca un maiale. Le immagini sono volutamente distorte e sfuocate, come la realtà distorta e sfuocata che raccontano. Non a caso nel 2010 la rivista statunitense Billboard l’ha definito il più spaventoso videoclip mai realizzato.

Ognuno ha i suoi sogni e i suoi desideri, “who am I to disagree?”. Per i più fortunati si possono realizzare due volte, anche a distanza di anni, tornando al successo grazie ad una cover distorta:

“Sweet Dreams” non ha nulla a che fare con il sadomasochismo, cosa che la gente ha pensato, ma se lo vuole pensare, va bene. Marilyn Manson l’ha portato all’estremo e siamo molto contenti che l’abbia fatto.

Annie Lennox

Voi quale delle due preferite: dolcetto o scherzetto?

Se non riuscite a scegliere, vi lascio una versione che le riproduce tutte e due insieme, una traccia sopra l’altra. C’è tutto, manca solo il formaggio!

disCover

It’s Oh So Quiet, dall’Europa del Dopoguerra all’Islanda di Björk

bjork videoclip it's oh so quiet


Eclettica, riservata, enigmatica. Vera e propria icona dell’Islanda e del mondo dell’arte, Björk è riuscita a coniugare sperimentazione musicale d’avanguardia e ricerca estetica, portandole sotto i riflettori della scena Pop internazionale. Nella sua carriera ha venduto 40 milioni di dischi, ha vinto 4 BRIT Award, 4 MTV Video Music Award, 13 nomination ai Grammy, e la Palma d’Oro come miglior attrice al Festival di Cannes del 2000 per la sua interpretazione in “Dancer in the Dark”. Björk è un’artista totale.

Per chi non è un suo fan, c’è una canzone a cui la si collega immediatamente: “It’s Oh So Quiet” il brano con cui nel 1995 raggiunse il successo mainstream. Una divertente canzone d’antico sapore swing, un’atmosfera dolce e cristallina che esplode in mille pezzi all’irrompere dell’isteria giocosa del ritornello. D’altronde, canta Björk, è tutto così sereno e tranquillo fin quando… non ci si si innamora!

Björk – “It’s Oh So Quiet”

Successo dovuto in parte anche al videoclip diretto da Spike Jonze, un piccolo capolavoro di virtuosismo visivo. Un omaggio ai musical di Broadway che vede Björk protagonista di un’ottima prova d’attrice e ballerina (c’è anche una parte in tip-tap!) nonostante il giorno delle riprese fosse influenzata e con un forte mal di gola che le permetteva solo di sussurrare in playback. Il videoclip nel 1996 ha ricevuto sei nomination agli MTV Video Music Awards, vincendo per miglior coreografia; e si è piazzato al secondo posto dei Grammy Award come Best Music Video – Short Form dietro all’inarrivabile “Scream” di Michael Jackson e sua sorella Janet.

Forse era tutto troppo mainstream per lei o, con maggior probabilità, dispiaciuta per il fatto di aver raggiunto questo grande successo proprio con un brano di cui non era autrice, arrivò quasi a rinnegarlo escludendolo dal suo “Greatest Hits” del 2002. Non l’avevo ancora detto? Sì, “It’s Oh So Quiet” è una cover!

In realtà è stato tutto un gioco. Era una canzone che Guy Sigsworth ascoltava sempre nel bus quando eravamo in tour. Da allora quasi mi pento di averla fatta, perché ho sempre voluto dare più importanza al creare nuova musica. C’è così tanta gente che continua ad incidere vecchie canzoni e nuove band che fanno vecchia musica.

Per lasciare un segno in questo mondo bisognerebbe avere il coraggio di andare avanti e inventare qualcosa di nuovo ed è ironico che proprio “It’s Oh So Quiet” sia diventata la mia canzone di maggior successo. In ogni caso la cosa migliore è stata il video

Björk

La dolce e scoppiettante melodia jazz di “It’s Oh So Quiet” in realtà risale al tempo del Dopoguerra, in Austria. È stata incisa per la prima volta nel 1948 con il titolo “Und jetzt ist es still” (ora è tutto tranquillo) dal cantante austriaco Harry “Horst” Winter ed è stata composta dall’austriaco Hans Lang con testo dell’autore tedesco Erich Meder.

Harry “Horst” Winter“Und jetzt ist es still” (1948)

Un simpatico valzer di un’epoca e di un mondo lontano che non è passato inosservato e fu ripreso poco dopo nel 1949 dall’attrice francese Ginette Garcin insieme all’Orchestra Jacques Hélian con il titolo di “Tout est tranquille”.

Ginette Garcin“Tout est tranquille” (1949)


Prima di arrivare alla cover di Björk manca ancora un importante passaggio.

Fin qui era ancora quel del simpatico valzer viennese del Dopoguerra. La svolta principale è stata data dalla versione dell’attrice e cantante americana Betty Hutton con arrangiamento del compositore e arrangiatore italiano (naturalizzato statunitense) Pete Rugolo. “It’s Oh So Quiet” (tradotta in lingua inglese da Bert Reisfeld) è stata pubblicata nel 1951 come lato B del suo singolo “Murder, He Says”.

Betty Hutton“It’s Oh So Quiet” (1951)


Quanta storia e quanta strada ci può essere dietro ad una canzone! Questo pezzo grazie a Björk è risorto a nuova vita finendo anche nei contesti più strampalati come la pubblicità della Toyota o del Kinder Colazione Più. Musica e pubblicità: un argomento interessante, di cui vi parlerò sicuramente.

https://66.media.tumblr.com/53bccd6850c11d881502052c50df9085/tumblr_ojz9wenAM91rpduwho1_400.gifv
disCover

I Love Rock ‘n’ Roll: l’odissea di una cover

Joan Jett "I love rock n roll"


Il #disCover di questa settimana potrebbe sembrare scontato, “I Love Rock ‘n’ Roll” è uno di quei successi senza tempo che ha fatto il giro del mondo, una sorta di inno per gli amanti del Rock. Per questo è noto a tutti che la famosa versione che ne fece la reginetta del pop Britney Spears nel 2002 è una cover del pezzo datato 1982 dell’iconica Joan Jett.

Quello che invece in pochi sanno è che anche la versione di Joan Jett è una cover: il brano originale è stato scritto da Alan Merrill degli Arrows nel 1975 e nasconde una lunga storia, molto rock’n’roll, in cui c’entrano i Rolling Stones, i Sex Pistols e il telefilm di fantascienza “Ai confini della realtà”.

Partiamo dall’inizio.

Il merito della nascita di “I Love Rock ‘n’ Roll” e del suo famosissimo riff di chitarra va agli Arrows, una band inglese degli anni ’70 formata dal cantante Alan Merrill, dal chitarrista Jake Hooker e dal batterista Paul Varley. Narra la leggenda che un giorno guardando la trasmissione televisiva “Top of the Pops” videro i Rolling Stones presentare il loro nuovo singolo “It’s only rock ’n’ roll (but I like it)”. Merrill che aveva incontrato qualche volte Mick Jagger ne restò molto colpito: sapeva che era amico di molti personaggi dell’aristocrazia e del jet-set, e gli sembrò quasi che quella canzone fosse un modo di chiedere scusa per il suo stile di vita “rock ’n’ roll”.

Arrows – “I Love Rock ‘n’ Roll”

E così Alan Miller, insieme a Jake Hooker, compose d’istinto il suo inno al rock ’n’ roll. Una canzone che parla di un ragazzo che vede una ragazza ballare vicino ad un juke-box e flirta con lei, con una particolarità:

Avevo composto il ritornello e sapevo che poteva essere una hit, ho pensato: “Farò qualcosa di veramente insolito. Lo scriverò come qualcosa di staccato dalla canzone”. Il ritornello, infatti, è pensato come una canzone di successo che i due ragazzi sentono provenire dal juke-box. Sembrava come nel telefilm “Ai confini della realtà”. Ero sicuro che il pezzo sarebbe stato un successo”.

Alan Miller

“I Love Rock ’n’ Roll” venne pubblicata nel 1975 nel lato B del loro singolo “Broken Down Heart” che non riscosse successo e passò inosservata. Il loro produttore, Mickie Most, preferiva blues e ballate! Intervenne la moglie di Most, convincendolo a ripubblicare il singolo invertendo i due lati, ma la sfortuna continuò: il nuovo singolo uscì durante uno sciopero della stampa inglese, così non ebbe la copertura mediatica prevista e rimase ancora nell’oblio.

Finché la storia non sembrò ripetersi. Tempo dopo nel 1976 agli Arrows venne affidato un programma televisivo, “Pop 45”, e una giovane Joan Jett, in tour in Inghilterra in quel periodo con il suo gruppo tutto al femminile The Runaways, la ascoltò e se ne innamorò a tal punto da proporla al gruppo per farne una cover. Ma la proposta fu bocciata.

Il gruppo poco dopo si sciolse e Joan Jett la registrò per la prima volta con Paul Cook e Steve Jones dei Sex Pistols ed uscì nel 1979 come lato B del singolo “You Don’t Own Me”. Ancora una volta nel lato B e ancora una volta passò inosservata come appendice di un disco di nessun successo.

Ma Joan Jett non è una tipa che molla. È una delle prime donne Rock della storia, con la R maiuscola:

La mia rabbia, insieme a quella di tante altre donne del mondo della musica, deriva dal nostro passato. Ci dicevano in continuazione che le ragazze non potevano suonare la chitarra. A scuola le mie coetanee suonavano tutte il violino o il violoncello. Non riuscivo a vedere nemmeno uno spiraglio di opportunità: ti obbligavano a stare in silenzio e composta, di comportarti come una signorina.

Joan Jett

Così Joan Jett decise di creare un’etichetta tutta sua: la Blackheart Records e fondò il gruppo The Blackhearts. E c’era una canzone in cui doveva credere ciecamente, dal messaggio forte e chiaro: “I Love Rock ’n’ Roll. Era il 1982, finalmente il singolo uscì e raggiunse il successo scalando le classifiche di vendite di tutto il mondo; in America ottenne disco di platino con due milioni di copie vendute. Oggi è un classico del Rock ed è riconosciuto in assoluto come il suo brano più famoso.

Joan Jett & The Blackhearts – “I Love Rock ‘n’ Roll”

Tra le varie cover della versione di Joan Jett che sono state fatte negli anni, la più celebre è quella che incise nel 2002 Britney Spears, utilizzata anche per il suo film “Crossroads”. Fu però uno dei più grandi flop della cantante tanto che negli Stati Uniti il singolo non è mai stato pubblicato. Forse un pezzo così Rock è risultato poco credibile interpretato dalla voce e nello stile Pop e patinato di Britney, anche se ha avuto il merito di rispolverare e puntare ancora una volta i riflettori su un grande classico dalla lunga e travagliata storia.

Britney Spears – “I Love Rock ‘n’ Roll”

disCover

Anche le hit estive ritornano, ma Con Calma

snow-and-daddy-yankee-con-calma-musicologica


È appena iniziato l’autunno e vi parlo di tormentoni estivi… diciamo che me la sono presa con calma! Anche perché la vera novità dell’estate 2019, come scriveva a luglio il critico musicale Michele Monina, è stato il fatto che non ci fossero i tormentoni. O meglio, ce n’erano talmente tanti da essersi annullati a vicenda tra loro.

«Un tempo, penso a quando Vittorio Salvetti impazzava col suo Festivalbar, le canzoni a contendersi il trono di Regina dell’estate, erano due, tre, con le altre a fare da contorno. Stavolta la partita, almeno guardando ai nastri di partenza, era tipo Maratona di New York.» Se volete leggere il suo, come sempre pungente, articolo a riguardo vi lascio il link qui.

Per la cronaca, il titolo di “tormentone estivo 2019” è andato a Boomdabash e Alessandra Amoroso vincitori del premio Power Hits Estate 2019 di RTL 102.5 con il loro “Mambo Salentino”. Non saprei dirvi, concordo abbastanza con Monina a riguardo, ma tra le tante proposte dei mesi passati c’è un brano che avrete di sicuro sentito da qualche parte e anche canticchiato. Forse ai non più giovanissimi ricordava qualcosa di già sentito…

Si tratta di “Con calma”, ennesima hit del portoricano Daddy Yankee, soprannominato El Rey del Reggaeton per l’enorme successo che ha raccolto coi suoi mega tormentoni “Despacito” e “Gasolina”. Ad inizio 2019 ha pubblicato il singolo “Con calma” un ennesimo successo da 7,4 milioni di visualizzazioni su YouTube ad oggi.

Daddy Yankee & Snow – “Con Calma”


Senza troppa difficoltà “Con calma” è balzata in testa alle classifiche anche qui in Italia dove ormai il reggaetton è diventato più che una moda, quasi un’istituzione. Un brano studiato alla perfezione per essere una hit del 2019, anche se in realtà è un remake di un altro grande successo del 1992.

“Con calma” di Daddy Yankee non è esattamente una cover, ma una reinterpretazione del brano “Informer” del cantante Snow, che scalò le classiche di tutto il mondo nei primi anni ’90 ed è stato inserito nell’edizione 1999 del Guinness dei primati come “il singolo reggae più venduto nella storia degli Stati Uniti”. Ecco dove lo avevate già sentito!

La genesi di “Con calma” è iniziata nel 2017. Ci sono stati diversi cambiamenti di produzione e arrangiamenti, ad esempio nella versione originale c’era solo la voce di Daddy Yankee. Era una delle sue canzoni preferite quando era un adolescente e decise che per dare a Snow il giusto tributo doveva essere presente anche lui nel disco.

La canzone aveva bisogno di un fattore sorpresa, dovevamo rendere omaggio all’autore principale. Devi rendere onore a un classico per farne una nuova versione.

Daddy Yankee

Snow accettò con entusiasmo di partecipare alla registrazione del pezzo ed è stato inserito nei minuti finali del brano mentre canta le strofe originali di “Informer”. Snow e Daddy Yankee però non si sono mai incontrati nelle registrazioni, né della musica e nemmeno del videoclip, magie della tecnologia!


Snow fu un pioniere nel 1992: un rapper bianco, canadese, allora completamente sconosciuto, che si presentava con brano hip hop dalle forte tinte reggae. Dal timbro della voce, dalle sonorità e dallo slang tutto faceva pensare fosse un giamaicano. (“Snow” che in inglese significa “neve” d’altronde è un acronimo per “Super Notorious Outrageous Whiteboy”: ragazzo bianco super famoso e stravagante).

Questo spirito è rimasto anche nel remake “Con calma” dove un canadese e un portoricano insieme propongono musica giamaicana. Anche se con un cambio di genere aggiornato alle preferenze commerciali attuali: dal reggae al reggaetton.

Cambia invece completamente il significato del testo: “Con calma” descrive una bella ragazza mentre balla in modo sensuale; “Informer” parlava invece di come hanno denunciato e arrestato Snow per presunti reati di rapina e omicidio, pezzo che Snow ha scritto mentre era in prigione.

Di “Informer” sono state fatte svariate cover negli anni, vi segnalo la parodia “Imposter” che ne fece l’eclettico Jim Carrey ironizzando sul fatto che Snow fosse un canadese che si atteggiava da giamaicano. Mentre in Italia ci ha pensato il Leone di Lernia con la sua “Ho fame” (per amore del trash non potevo non dirvelo!).

disCover

THE BEST: Tina Turner, Bonnie Tyler, Holly Knight – #disCover


Ha compiuto 30 anni da pochi giorni “The Best” una delle canzoni più famose di sempre, portata al successo da un’artista del calibro di Tina Turner, ma ci sono altre due donne altrettanto toste dietro al suo successo.

Era il 13 settembre 1989 quando uscì Foreign Affair” il settimo album della tigre del pop-rock, Tina Turner. Fu il primo della carriera della Turner a raggiungere la vetta degli album più venduti nel Regno Unito, superando 1 milione e mezzo di copie vendute soprattutto grazie al successo della traccia numero due: “The Best”. Il disco non ha ottenuto un grande riscontro negli Stati Uniti, ma in Europa è rimasto al primo posto delle vendite per quattro settimane e il successivo tour europeo della Turner ha battuto il record di presenze con quasi 4 milioni di spettatori, superando i Rolling Stones.

Tina Turner – “The Best”


L’enorme successo ha portato alla pubblicazione nel 1991 della compilation “Simply the Best” con i brani più famosi di Tina Turner: What’s Love Got To Do With It?, I Can’t Stand the Rain, We Don’t Need Another Hero e molti altri. “The Best” ovviamente era la traccia numero 1. Il disco fu un successo planetario ed è ancora oggi una delle compilation più vendute di tutti i tempi, con oltre 7 milioni di copie vendute. Tanto che quest’anno, il 22 novembre 2019, in occasione dei 30 anni di “The Best” e quattro giorni prima dell’80esimo compleanno di Tina Turner, per festeggiare questo doppio anniversario l’album “Simply the Best” sarà ristampato in doppio LP, un’edizione limitata in vinile blu disponibile in esclusiva su rhino.co.uk.

Tina Turner è una delle più grandi e importanti artiste della storia della musica Pop, la sua bravura e il suo forte carisma sono indiscutibili, tanto da far dimenticare la prima vera pubblicazione di “The Best”. Sì, in realtà quella della Turner non è la versione originale, ma una cover.

Bonnie Tyler – “The Best”


“The best” è stata pubblicata per la prima volta nel 1988 da Bonnie Tyler nell’album “Hide Your Heart” e passò praticamente inosservata, malgrado la Tyler non fosse certo una sconosciuta: suoi sono successi come “Holding Out for a Hero (I Need a Hero)” (1984) colonna sonora del film Footlose e “Total Eclipse of the Heart” (1983), per citarne due.

Il carisma della Tyler ha uno stile diverso, potente e graffiante, certo, ma più “romantico” se paragonato alla grinta selvaggia della Turner; nonostante l’arrangiamento dell’incisione di Tina Turner risulti più patinato rispetto al taglio rock della versione originale.

Pochi mesi dopo la sua uscita, i miei editori hanno proposto la canzone a Tina che se ne è innamorata e ha deciso che voleva inciderla. Voleva comunque che io e Mike Chapman scrivessimo il bridge, così ci siamo messi al lavoro e ne abbiamo scritto uno. È stato un grande suggerimento da parte sua, ora la canzone ha più slancio e un climax che devo ammettere l’ha davvero migliorata.

Holly Knight

Ecco la terza donna a cui si deve il successo di “The best”, la sua autrice: Holly Knight. Un nome forse poco noto che nasconde la firma di tantissimi successi pop-rock degli anni ’80 e ’90 per artisti come Aerosmith, Bon Jovi, KISS, Ozzy Osbourne, Pat Benatar, Cheap Trick, Heart, John Waite, Scandal e molti, molti altri.

“Simply The Best” è una gemma rara, è una canzone positiva, ma non è sdolcinata. La cosa più difficile è scrivere qualcosa di positivo che risulti davvero sincero, è un’ardua impresa.

Holly Knight

Bravissima e tostissima songwriter, Holly Knight ha iniziato la sua carriera come tastierista, bassista e corista formando un suo progetto: i Device, un trio pop-rock americano. Band sconosciuta ai più che fu una rivelazione nel mondo AOR: un progetto futuristico che irruppe nella scena pop elettronica negli anni ’80 con il loro singolo d’esordio “Hanging on a Heart Attack”, contenuto nel disco “22B3” (1986), un successo trasmesso anche in heavy rotation su MTV.

Una “gemma rara” per dirla con le parole di Holly Knight che vi invito ad ascoltare e di cui vi lascio la mia traccia preferita: “Sand, Stone, Cobwebs and Dust”.

Device – “Sand, Stone, Cobwebs and Dust”
disCover

Girls Just Want to Have Fun


Perché una canzone diventa famosa? Su questo sono stati scritti “Fiumi di parole” passando da astute operazioni di marketing fino alla teoria secondo cui moltissimi brani Pop di successo sono strutturati sugli stessi 4 accordi, come cerca di dimostrare questa divertente gag degli Axis of Awsome:

Axis of Awesome – “4 Four Chord Song”


Come succede spesso nella vita, è fondamentale essere la persona giusta al posto giusto nel momento giusto. La storia della musica è costellata di canzoni che hanno raggiunto il successo molti anni dopo la loro prima pubblicazione, ad esempio ci sono i casi in cui le cover sono diventate molto più popolari dell’originale: successi internazionali che hanno lanciato carriere o creato le famose “meteore”.

Può dipendere dalla qualità del riarrangiamento, da maggiori risorse per un lancio discografico di grande impatto, dalla bravura dell’interprete, da un momento storico più azzeccato… Nella quasi totalità dei casi però il nome dell’autore originale e dell’artista che per primo ha lanciato il pezzo viene omesso, non detto, e per logica conseguenza la paternità va a chi l’ha portata al successo. (Questo a livello di comunicazione pubblicitaria / massmediatica, ovviamente nei credits gli autori vengono correttamente riconosciuti, ma sono informazioni che nessuno legge).

A volte scoprirlo è quasi uno shock, c’è il rischio che crollino dei miti perché certi pezzi sono legati indissolubilmente ad un artista. Ad esempio, “Girls Just Want to Have Fun” è Cyndi Lauper: quando si pensa a lei si pensa immediatamente a quella canzone e viceversa. È iconica, mitica, simbolo di un’epoca, un inno del femminismo.

Eppure, non è di Cyndi Lauper e non è nemmeno stata scritta per lei. Anzi, a scriverla è stata un uomo!

Robert HazardGirls Just Want to Have Fun


“Girls Just Want to Have Fun” è stata composta e registrata per la prima volta nel 1979 dal cantautore e musicista americano Robert Hazard. La versione originale raccontava il punto di vista di un uomo che si sentiva molto fortunato nel trovare “ragazze che si vogliono solo divertire”.

Quel demo finì nelle mani della Lauper e del suo produttore, David Wolff, mentre stavano realizzando il suo album d’esordio She’s so unusual (1983). Cambiarono qualche dettaglio del testo, sufficiente a stravolgerne il significato e darne una prospettiva femminile: le ragazze non sono diverse dai ragazzi e anche a loro piace uscire, divertirsi e fare nuove esperienze. “Girls Just Want to Have Fun” divenne così un inno al divertimento e un manifesto femminista che metteva in luce la parità di diritti tra uomini e donne in una prospettiva più leggera e scanzonata.

Cyndi Lauper “Girls Just Want to Have Fun”


Pubblicata il 6 settembre 1983 come singolo di lancio dell’album, divenne subito un successo mondale e l’iconico videoclip fu trasmesso in heavy rotation da MTV. Una produzione costata relativamente poco, tra i 30.000 e i 35.000 dollari, grazie all’ingaggio gratuito di parenti e amici che si prestarono ad interpretare i vari personaggi: la mamma di Cyndi, nel ruolo di sé stessa, mentre il padre è il wrestler “Captain” Lou Albano; ci sono anche il fratello, il manager e alcune segretarie.

La trama è semplice: Cyndi in barba ai suoi genitori organizza una festa nella sua cameretta chiamando tutti i suoi amici, una folla scatenata e divertita che vuol rappresentare ogni contesto razziale e classe sociale.

Nel libro “I Want My MTV” la Lauper ha spiegato:

Volevo che “Girls Just Want to Have Fun” fosse un inno per le donne di tutto il mondo – intendo proprio tutte le donne – e un messaggio che sostiene che siamo esseri umani potenti. Volevo essere sicura che ogni donna guardando il video si sentisse rappresentata, sia che fosse magra o robusta, affascinante o meno, e di qualunque razza fosse.

Cyndi Lauper

Il video diventerà un vero e proprio cult, uno dei simboli degli anni ’80 e vincerà il premio come Best Female Video agli MTV Video Music Award del 1984. Il singolo scalerà le classifiche di tutto il mondo piazzandosi nella Top 10 di 25 paesi, raggiungendo la prima posizione in 10, mentre in America si piazzerà al secondo posto della Billboard Hot 100 per due settimane dietro a “Jump” dei Van Halen.

Un successo senza tempo che ha lanciato l’artista femminile più originale dei primi anni ’80 e che però ha congelato l’immagine della Lauper in una ragazzina bizzarra dal look eccentrico. Anche se sarà poi seguito dal secondo famosissimo singolo estratto dall’album: “Time After Time”.